Psichiatria

Il Covid in gravidanza aumenta del 10% le nascite pretermine e la scelta vincente dell’Italia di mantenere sempre mamme e bambini vicini

 

Contrarre il Covid in gravidanza aumenta del 10% il rischio di parto pretermine, questo è uno dei dati più interessanti rilevati dagli studi.

Durante XXVI Congresso Nazionale della Società italiana di neonatologia (SIN) in programma a Venezia da ieri al 10 ottobre Fabio Mosca, presidente della SIN, commenta i primi dati emersi dal Registro Nazionale Covid-19 istituito dalla Sin al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenze scientifiche ed epidemiologiche acquisito dai neonatologi durante la pandemia.

Ecco i 3 punti fondamentali:

1) al di là di quello che suggerivano i medici Cinesi, in Italia si sono tenuti i neonati a contatto con le mamme infettate (asintotiche o con lievi sintomi) e più del 97,5% dei bambini non ha contratto l’infenzione, oppure l’ha contratta in forma lieve o asintomatica (rispettando tutte le norme)

2) è stato possibile mantenere l’alimentazione con l’allattamento della mamma per il 77% dei neonati, nonostante l’infezione della mamma

3) le mamme che hanno contratto il Covid-19 a fine gravidanza hanno avuto un’incidenza del parto prematuro più alta, dovuta all’effetto del virus o a parti indotti precauzionalmente

“Nelle gestanti che hanno contratto il Covid nella parte finale della gravidanza abbiamo registrato un’incidenza di parto prematuro molto più alta rispetto alla normalità: ben il 19.7% ha avuto gravidanze pretermine rispetto a un tasso di prematurità che in Italia è dell’8-9%”. . “I parti pretermine- spiega Mosca- si sono verificati sia per il fatto che in alcuni casi c’è stata la necessità di far partorire prima la mamma perché non stava bene, sia, in altri casi, per l’effetto del virus nel determinarlo”.

Altro aspetto messo in evidenza dai dati del Registro è che “la scelta che abbiamo fatto fin dall’inizio della pandemia di non separare la mamma positiva al Covid dal suo neonato è stata la scelta giusta- sottolinea Mosca- Se la mamma era poco sintomatica o asintomatica abbiamo cercato di tenerla insieme al suo bambino per farle vivere l’allattamento e il risultato è stato che, con l’igiene delle mani e l’uso corretto della mascherina- spiega il neonatologo- oltre il 97.5% dei bambini non sono stati contagiati e chi, invece, ha contratto l’infezione lo ha fatto in forma lieve o addirittura asintomatica”. Inoltre “il 77.6% dei neonati nati da mamme positive è stato alimentato esclusivamente con latte materno, un risultato eccellente”, dice Mosca.

Il titolo del congresso è ‘Il neonato al centro del futuro’. “L’obiettivo è quello di sottolineare a politica e istituzioni l’importanza di tenere il neonato in grande considerazione- evidenzia il presidente SIN- oggi ancor di più perché la pandemia rischia di accentuare alcuni problemi strutturali come quello della denatalità e delle diseguaglianze. Il tema del congresso è un richiamo a investire sui neonati e sui giovani”, dice Mosca.

Sono dati molto importanti che sottolineano come, al di là delle linee guida iniziali molto restringenti, la scelta italiana di mantenere la relazione madre bambino è stata vincente, anche perché pone al centro il neonato e il potere della relazione con il proprio genitore che è a tutti gli effetti terapeutica.

Articolo di Marcello Florita, referente dell’Area Perinatale, centro milanese che si occupa del disagio della coppia, dei genitori e del bambino prima e dopo il parto.

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