HIKIKOMORI: ADOLESCENTI (E NON) CHIUSI IN CASA
Lo psichiatra giapponese Tamaki Sait¯o, ha coniato il termine hikikomori, per dare un nome ad una condizione caratterizzata da uno stato di evitamento del contatto sociale (educazione, lavoro, amicizie), con un persistente ritiro nella propria residenza per almeno 6 mesi.
Il fenomeno è stato descritto inzialmente in Giappone ed in passato si riteneva che questo fenomeno fosse condizionato principalmente dal contesto socio-culturale; in realtà col tempo sono stati resi noti casi di hikikomori in altre nazioni, geograficamente e culturalmente lontane dal Giappone, tra queste, l’Italia.
E’ importante sottolineare che questo fenomeno di isolamento totale non nasce in Giappone (per quanto sia molto diffuso in questo paese per ragioni socio-culturali); esisteva già e costituiva una problematica clinica prima che venisse coniato un termine per definirlo.
In Italia 3000 ragazzi soffrono oggi di questa patologia. Un individuo ogni 250 è a rischio di reclusione sociale con una cinquantina di casi dichiarati e già presi in carico.
HIKIKOMORI PRIMARIO O SECONDARIO?
Il fenomeno hikikomori, oggi largamente studiato in psicologia, è molto ampio ed eterogeneo: per fare un po’ di chiarezza è possibile però distinguere tra hikikomori primario ed hikikomori secondario.
Quest’ultimo si riferisce ed include individui che soffrono di un’ampia categoria di disturbi psichiatrici gravi come disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi di personalità e disturbi pervasivi dello sviluppo.
Il termine hikikomori primario si riferisce invece ad una manifestazione del fenomeno che non può essere descritto utilizzando concetti relativi a disturbi psichiatrici. Cioè i soggetti che ne soffrono non sono diagnosticabili di alcun tipo di psicopatologia seria ma, allo stesso tempo non riescono ad entrare nella società e adattarsi all’ambiente.
Un’attenzione particolare andrebbe riservata a quei –numerosi- casi di individui isolati dal mondo circostante e che, allo stesso tempo, hanno una grave dipendenza dal computer/o dai videogames. Che cosa viene prima e che cosa viene dopo? È la dipendenza da computer che causa l’isolamento, o l’isolamento che causa la dipendenza?
In realtà, la distinzione può essere rilevante per alcuni scopi tra i quali la ricerca scientifica, finalizzata ad avere un maggiore insight sul fenomeno, ma ciò che è fondamentale è la comprensione profonda della sofferenza specifica di ogni singolo individuo, che deve essere contestualizzata anche all’interno del percorso esistenziale della persona.
Ogni paziente è infatti “un universo a sè stante”, complesso: tanti elementi e fattori diversi (biologici, sociali, psicologici) concorrono ed interagiscono nel dar luogo alla situazione di blocco dell’hikikomori.
COME USCIRNE?
Un approccio integrato è sicuramente consigliato: psicologo e psichiatra insieme possono occuparsi in modo ottimale dei fattori clinici che caratterizzano la situazione specifica del soggetto.
Solo occupandosi dell’individuo nella sua complessità e globalità, comprendendo anche la crisi esistenziale in cui si trova sarà possibile avviare un percorso verso un miglior benessere.
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Alcuni dei contenuti riportati in questa pagina, fanno riferimento ai seguenti articoli:
- FRANCESCO DE MICHELE, MARIA CAREDDA, ROBERTO DELLE CHIAIE, MASSIMO SALVIATI, MASSIMO BIONDI, Hikikomori (ひきこもり): una culture-bound syndrome nell’era del web 2.0, Riv Psichiatr 2013;48(4):354-358
- Suwa M, Suzuki K. Psychopathological features of “primary social withdrawal”. Psychiatria et neurologia Japonica 2002;104:1228-41 (in Japanese)